Mr. Twesume, I suppose (Ovvero il c.v. in 140 caratteri)
30 Ago 2013 - Articoli
Non so a quanti di voi il termine “twesume” faccia accendere la proverbiale lampadina: per me si trattava di una novità, ed ho deciso di approfondire.
Come i più scaltri avranno già capito, il termine viene dall’unione di “tweet” e “resume”, ovvero come comprimere il tuo intero curriculum vitae in 140 agili caratteri facilmente condivisibili via Twitter.
L’idea non è affatto nuova: la paternità se la aggiudica Richard Skaare che in questo post del 2008 lanciava la sfida a “riassumersi” in 140 caratteri… appunto quelli consentiti da un “cinguettio”.
Difficile, ma non impossibile.
Per prima cosa, con così poco spazio a disposizione ogni parola è fondamentale. Premetto subito che di quei 140 caratteri un po’ li dovrete riservare ad un link che porti al vostro profilo LinkedIn, e qualcuno allo user della società/azienda a cui volete indirizzarlo: senza, avrete a mio parere un messaggio veramente poco utile. Qualcuno, sempre a beneficio della chiarezza, aggiunge anche #twesume al tutto.
Sull’utilizzo dei caratteri restanti vi rimando alle indicazioni già date da Mr. Skaare: in generale le righe di presentazione che già utilizzate per LinkedIn possono essere un ottimo punto di partenza.
Quello che mi sento di aggiungere sono alcune indicazioni pratiche:
- Come già detto, non dimenticate il link al vostro profilo. Se poi sul profilo inserite anche un link che permetta di scaricare anche un curriculum formato “classico”, meglio. Su Twitter si trovano anche “twesume” senza nessun link, ma 140 caratteri nudi e crudi sono davvero troppo pochi per farsi un’idea, e avere soltanto l’account twitter di un potenziale candidato rende più difficoltoso il contatto.
- Già che ci siete, sistemate il vostro profilo. Se lasciate buona parte delle informazioni nascoste per chi non sia una vostra connessione, tutta la faccenda diventa abbastanza inutile. Stessa cosa per quanto riguarda l’area delle informazioni generali, che dovrà riportare chiaramente che tipo di lavoro state cercando. Va bene essere concisi, ma senza esagerare.
- Rendete chiara e ricercabile l’area a cui siete interessati attraverso gli #hastag: è vero che a leggere 140 caratteri ci si mette poco, ma è anche vero che ci si mette ancora meno a fraintendere.
- Per incuriosire chi deve leggere, inserite una frase d’effetto che vi rappresenti (si trovano molti twesume “puri”, ovvero contenenti solo titolo di studio/professionalità e lavoro ricercato: sicuramente più immediato, ma è anche vero che in questo modo tutti i candidati tendono ad assomigliarsi).
- Per lo stesso motivo, se riuscite “strizzate” nel twesume anche il successo professionale di cui siete più fieri. I “tempi di vita” di un tweet sono limitati, e se volete essere letti nel flusso è bene essere contraddistinti da qualcosa che colpisce al primo impatto.
Per farvi un’idea, cercando #twesume su Twitter trovate un bel po’ di esempi.
Ma funziona?
Ottima domanda. Personalmente, sto sperimentando.
E’ un dato di fatto che molte aziende e molte società di recruiting abbiano un profilo su Twitter, quindi indirizzando il vostro twesume direttamente a loro state sfruttando un ulteriore canale di comunicazione. Certo, meglio se invece che al profilo aziendale inviate ad una singola persona, e meglio ancora se quella persona sta curando una ricerca per profili come il vostro.
Oltre al fatto che adesso sembra essere “di moda” (almeno, così dicono), la facilità di lettura e condivisione di un twesume può effettivamente fargli fare molta strada, specie se il vostro network decide di darvi una mano e retwittarlo. Raccomandato un utilizzo mirato: spammare il proprio microcv dieci volte al giorno difficilmente potrà dare l’effetto voluto.
Tag: candidati, LinkedIn, social recruiting, twesume, Twitter
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