Pubblicare contenuti inappropriati? Potrebbe essere un “bisogno”…

5 Nov 2013 - Articoli

Sarà capitato anche a voi: di fronte all’ennesima foto poco appropriata, commento sgrammaticato o “sparata” decisamente bellicosa da parte di un amico o di un collega vi sarete chiesti “Ma come fa a pubblicare queste cose? Ma non si rende conto?”.

In un momento in cui il “personal branding” e la “reputazione digitale” di un candidato possono realmente fare la differenza, l’attenzione alla qualità di quanto si pubblica dovrebbe essere più viva che mai. Anche perchè sappiamo che, una volta “postato”, il nostro commento sarà rintracciabile praticamente in eterno.

Eppure sembra che la questione sia più complessa di come potrebbe apparire , e strettamente collegata alla “naturale” strategia che ognuno di noi impiega nel presentarsi sui social network, e più in generale nella vita.

Segmentors vs. Integrators

In questo articolo di Adam Grant vengono presentate due basilari tipologie di utenti social: i “segmentatori” (che tengono separati i vari aspetti delle loro vite) e gli “integratori” (che cercano invece di renderli il più possibile comunicanti).

Quindi, mentre un “segmentatore” potrà presentarsi come l’anima di ogni festa su Facebook, stimabile professionista su LinkedIn e prolifico riciclatore di aforismi su Twitter senza per questo necessariamente incorrere in una diagnosi di schizofrenia, un “integratore” utilizzerà le sue varie “identità” social sempre all’incirca allo stesso modo, fornendo così un quadro maggiormente completo ma anche di più difficile gestione.

Impressers vs. Expressers

Ognuna delle tipologie riportate può essere ulteriormente suddivisa fra coloro che tendono ad utilizzare i social network per fornire di sé l’immagine migliore e coloro che invece utilizzano un approccio strutturato sul racconto “completo” della propria vita, indipendentemente da come questo influenzerà i propri contatti.

Indipendentemente dall’adeguatezza del contenuto, succederà quindi che un “impresser” vi sommergerà di foto delle sue incredibili vacanze, delle sue incredibili cene, delle sue incredibili giornate (e se si tratta di un “integrator impresser” lo farà via più canali contemporaneamente), mentre un “expresser” non saprà rinunciare a togliersi qualche “sasso dalla scarpa” o alla lamentazione standard in caso di un difficile lunedì lavorativo.

Image

E voi da che parte state?

Quindi potrebbe forse essere più corretto parlare di “natura” piuttosto che di “scelta” rispetto all’utilizzo dei SN: sicuramente tutte le alternative, se portate all’eccesso, possono rivelarsi dannose per il soggetto (e lesive della capacità di sopportazione dei suoi contatti).

Come specificato nell’articolo segnalato, sembra che i “segmentors” siano numericamente molto superiori agli “integrators”, elemento a mio parere da collegare anche all’utilizzo “preferenziale” di uno specifico strumento social rispetto a tutti gli altri da parte di molte persone. Viene anche evidenziata una sorta di “componente generazionale”: mentre i più “cresciutelli” tendono naturalmente a comportarsi da “impressers” i nati dagli anni ’80 in poi sembrano guardare agli strumenti social principalmente come mezzi espressivi, e quindi a comportarsi da “expressers”.

Concludendo…

Qualunque sia la modalità di approccio e la strategia innata, sicuramente un “piccolo sfogo” di tanto in tanto serve a tutti.

Nel dubbio, fate come consiglia Adam Grant: andate a trovare un amico.

E fatelo off-line.

Tag: , , , , , ,

2 Risposte

  1. Claudio Gasparri ha detto:

    Complimenti per il bell’articolo: io rimango un sostenitore della “segmentazione” accompagnata da un buon uso delle impostazioni della Privacy.
    In generale, diffiderei proprio degli “impressers” integrati!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *