Lavori troppo? Non farai carriera

26 Nov 2013 - Articoli

Il titolo di questo post è decisamente controintuitivo, non è vero?

Eppure…

Questo studio dell’Università di Padova sembra dimostrare che, più che mai, “all work and no play makes Jack a dull boy”.

Lo studio è stato condotto su 322 lavoratori di una azienda metalmeccanica del Nord-Est, ed ha coperto un arco temporale di 15 mesi. Durante lo studio ai partecipanti (2/3 uomini e 1/3 donne, in larga parte presenti in azienda da 5 anni o più in ruoli vari che spaziano dall’operaio al manager) è stato somministrato un questionario per auto-valutare la propria dipendenza da lavoro (workaholism), mentre al termine del periodo di “osservazione” tutti i partecipanti sono stati sottoposti a due valutazioni: una da parte del medico competente, e l’altra da parte del proprio capo.

Non sorprendentemente, il medico ha potuto rilevare che i lavoratori che presentavano i “tratti tipici del workaholic” (alto numero di ore di straordinario, tendenza a pensieri compulsivi connessi al lavoro, presenza di atteggiamenti compulsivi sul lavoro) presentavano anche un alto livello di stress psico-fisico, che a lungo andare tendeva a concretizzarsi in una sintomatologia specifica ed in giornate di assenza per malattia.

Fin qui, niente di davvero nuovo. Dai il massimo, non recuperi a sufficienza, alla fine ti ammali.

La parte realmente interessante dello studio è però connessa alla valutazione della “job performance” fatta dai  capi dei singoli lavoratori.

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Questo aspetto dello studio è stato affrontato con una semplice domanda: “Secondo lei, in che percentuale il dipendente X ha raggiunto i suoi obbiettivi nell’ultimo anno?” La risposta è stata fornita con una valutazione su scala a 10 punti, con “1” valore minimo e “10” valore massimo.

Forse vi sorprenderà sapere che i collaboratori più “attaccati” al proprio lavoro non necessariamente sono risultati essere anche quelli più performanti.

Correlazioni ed ipotesi

Lo studio mirava ad indagare una serie di ipotesi: mentre si dimostra confermata una correlazione diretta fra stress psico-fisico e l’incidenza di malattia/assenza dal lavoro, ed una ulteriore connessione fra incidenza delle assenze e capacità di raggiungere gli obbiettivi, non è invece direttamente confermata una correlazione fra stress psico-fisico e performance dei singoli lavoratori.

Lo studio apre tuttavia le porte ad una precisa considerazione: possibile che un alto livello di stress psico-fisico porti le persone a “dirottare” parte delle proprie capacità cognitive verso la gestione di stati di ansia e depressione, con conseguente calo dei livelli di motivazione e performance e successiva diminuzione della capacità di operare efficacemente nel contesto del proprio gruppo di lavoro?

Sicuramente un elemento da prendere in considerazione, la prossima volta che sentirete un collega vantarsi del fatto di essere sempre “sul pezzo”…

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