Perchè il web ci rende creduloni?
15 Apr 2014 - Articoli
Una interessante ricerca, in parte anche italiana, ha cercato di rispondere ad un interrogativo non da poco: perchè il web sembra renderci in qualche modo più disposti a “credere” (e nel caso dei social network, “condividere”) una serie di informazioni fasulle?
In specifico, lo studio ha indagato la capacità di una particolare notizia a tema politico di diventare “virale” al punto da essere ricondivisa più di 35000 volte in meno di un mese, e da essere comunemente citata come “dato di fatto”. Peccato che la notizia fosse completamente falsa, e disseminata di errori.
Eppure non è certo la prima volta che succede, fra “morti improvvise” di personaggi famosi e siti interamente dedicati alla diffusione di “bufale create ad arte”.
Ovviamente, non “tutte” le notizie si prestano allo scopo: il contenuto ideale sembra essere quello connotato da una forte componente contraria all’informazione ufficiale, meglio se veicolato attraverso canali alternativi ed accompagnato dalla classica dicitura “non avrebbero mai voluto farvi sapere che…”.
Il meccanismo sembra essere particolarmente adatto per questa tipologia di informazioni, anche se di fatto è facilmente utilizzabile anche per truffe di vario tipo piuttosto che per le offerte di lavoro ingannevoli .
Se le motivazioni di chi crea la “falsa notizia” sono facilmente comprensibili (ricerca di divertimento piuttosto che effettivo guadagno personale fra le principali) è più difficile capire perchè questa venga così facilmente diffusa: di base, c’è spesso la volontà di contribuire in qualche modo alla vita della propria comunità virtuale, segnalando informazioni utili o quanto meno interessanti.
Lo stimolo ad essere “i primi” a farlo completa in molti casi l’opera: vengono temporaneamente sospesa le capacità di giudizio e critica, mentre scatta velocemente l’impulso a “condividere”…
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