I robot non ci ruberanno il lavoro… semmai lo trasformeranno
13 Apr 2018 - Articoli
L’indagine di Manpower Group Skills Revolution 2.0 sostiene una tesi molto interessante: negli anni a venire, fortemente improntati al “4.0”, i “robot” porteranno un complessivo aumento dei posti di lavoro disponibili per gli umani. Ma sicuramente saranno lavori diversi da quelli a cui siamo abituati.
Con una premessa del genere, il collegamento è immediato all’intervento tenuto dal professor Floridi della University of Oxford presso il Nobilita Festival di Bologna: “il lavoro non è una torta finita” è una frase che mi è rimasta sicuramente impressa. Non è la prima volta che si affrontano a livello globale “rivoluzioni” centrate sul mercato del lavoro, e l’esito è stato invariabilmente un aumento degli addetti.
Non in tutti i settori, e non senza attuare un processo di “riconversione” delle competenze individuali.
Tornando all’indagine di Manpower Group, queste in sintesi le previsioni:
Ampia crescita nei settori IT e Produzione, diminuzione in quelle aree dove l’automazione può prendersi cura di determinate attività. “Stabile” l’area delle risorse umane, ma la “calma” è soltanto apparente: di fatto le persone verranno spostate nelle attività a “maggior valore umano aggiunto”. Lasciando il resto ai robot.
Non sorprenda la crescita nella Produzione: citando Maurizio Mazzieri di Toyota Material Handling, sempre dagli interventi del Nobilita Festival “oggi le fabbriche non cercano mano d’opera, ma menti d’opera“.
Quindi un cambiamento è in atto, e riguarderà molto più le persone delle macchine: c’è un forte bisogno di competenze che dovranno essere formate, e le persone dovranno essere in grado di apprenderle. La ricerca di ManpowerGroup individua come una caratteristica specifica questa capacità (e volontà) di “riconvertirsi”: learnability, identificandola come uno degli elementi chiave per i futuri processi di selezione del personale.
In un mondo per certi aspetti fortemente automatizzato le competenze trasversali vengono indicate come fondamentali, e spesso mancanti proprio nelle figure che maggiormente dovrebbero esprimerle: le capacità tecniche e le competenze digitali da sole non garantiscono la performance, né l’occupazione.
L’indagine di ManpowerGroup dipinge uno scenario di futuro estremamente prossimo (si parla di due anni), e se da un lato la vicinanza temporale dovrebbe rassicurare sulla bontà delle previsioni è pur sempre vero che i dati sono spesso variamente interpretabili. Ma citando nuovamente l’intervento del professor Floridi, “…si può sempre fare di più, e di meglio, e rendere possibili lavori che prima non esistevano.”
Quindi no, definitivamente i robot non ci ruberanno il lavoro. Ma potremmo essere noi a presentarci impreparati al nuovo scenario.
Ps: ci sono competenze che, per quanto fondamentali, le macchine non sono in grado di esprimere. E che le aziende faticano a trovare. Indovinate quali sono?
Fonte immagine: Freeimages.com
Tag: lavoro, ManpowerGroup, Nobilita, robot, soft skills