La grande sbornia formativa del 2021

La grande sbornia formativa del 2021

11 Gen 2022 - Articoli

La grande sbornia formativa del 2021

Il 2021 è stato per la formazione aziendale un anno di fermento: che sia stata la “voglia” di fare formazione, il realizzare di aver accantonato troppo velocemente alcuni progetti,   o più prosaicamente la presenza di fondi dedicati prossimi alla scadenza molte aziende si sono attivate per far erogare ore d’aula, con una spiccata attenzione al tema delle competenze trasversali: la comunicazione con i propri collaboratori, l’esercizio della leadership anche “da remoto” e la motivazione del team sono sicuramente stati temi centrali.

Se da un lato questo elemento non può non fare piacere, resta comunque aperto il tema dell’efficacia: tutta questa attività è davvero servita?

La possibilità di tornare a fare formazione in aula (almeno, per una parte dell’anno) non è stata la strada universalmente seguita e molti percorsi sono proseguiti online, sia per praticità che per prudenza. Si conferma tuttavia la regola della numerosità del gruppo: un percorso con troppi partecipanti non sarà mai davvero “partecipato”, nel senso che al crescere del numero di presenti calano paradossalmente le interazioni ed il coinvolgimento, a meno di non voler considerare tali solo quelle portate avanti dai “soliti” due o tre corsisti… Sicuramente è più complesso dare a tutti il giusto spazio anche da remoto, ma su questo punto è da segnalare come qualcuno abbia “risolto” il problema alla radice, bloccando webcam, microfoni e chat e lasciando spazio soltanto per qualche domanda in momenti ben definiti… con buona pace della formazione interattiva e coinvolgente.

Qualche scelta “radicale” si segnala anche per gli orari dei percorsi: va bene che le persone hanno operato maggiormente in smartworking, allenando naturalmente la flessibilità e l’adattabilità, ma piazzare il corso alle 8 di sera non è la più brillante delle idee… così come prevedere incontri formativi di durata davvero troppo breve, nascondendosi dietro la necessità di renderli sostenibili per l’operatività aziendale.

Adattabilità e flessibilità sono state richieste anche ai docenti ed agli Hr: è vero che tra progettazione e realizzazione può passare tempo, ma non dobbiamo dimenticare che adesso è tutto necessariamente “più veloce”, ed un corso su come gestire i propri collaboratori da remoto può sicuramente essere un supporto di valore … a patto che l’azienda non sia già tornata da tempo a modalità di lavoro esclusivamente in presenza: i contenuti rimangono validi, ma l’approccio dei partecipanti non sarà certo il massimo. Dall’altro lato, è vero anche che cambiare continuamente focus e tematiche perché “tanto è online e semmai ripensiamo la composizione delle aule tarandola sui contenuti” può portare ad una serie di problemi, primi fra tutti quelli di coerenza interna dei percorsi.

E’ davvero necessario riflettere su come la formazione del 2021 sia stata realizzata: portare avanti un progetto “perché ormai va fatto” e in tempi ridottissimi non è l’ideale non soltanto per il formatore, che al limite è tenuto ad adeguarsi, ma soprattutto per i partecipanti che in alcuni casi si sono trovati schiacciati da una mole di incontri formativi da gestire e da portare avanti assieme a “tutto il resto”… ad esempio il lavoro quotidiano, raramente reso più semplice dalla pandemia in corso.

Per fare una “buona” formazione una buona progettazione ed un buon docente non bastano, anche il contesto aziendale avrà sicuramente un peso: formare online oppure in presenza purchè sia chiaro l’obiettivo finale di quanto si sta realizzando, anche in termini di aspettative di partecipazione e di ricadute future. Ed anche in questo caso non condividere aziendalmente con i partecipanti il “perché” di alcuni specifici progetti d’aula può portare ad un pericoloso disallineamente fra chi il corso lo “pensa” e chi si troverà a frequentarlo.

Guardando al futuro è facile prevedere che la formazione blended (mix di incontri in presenza ed a distanza, specifico anche se forse ormai non serve più) sicuramente rimarrà un elemento ben presente a prescindere dall’andamento dei contagi, e che solo le specificità di ogni progetto potranno stabilire “cosa” e “quanto” utilizzare sulla base del programma e delle esigenze reali dei partecipanti.

Nel 2020 abbiamo dovuto “rinunciare” alla formazione, e nel 2021 ne abbiamo forse fatta “troppa”, forse senza fermarci davvero a riflettere su “cosa” è cambiato per sempre in questo periodo breve ma  significativo.

Guardando ai due estremi non posso che augurarmi un avvicinamento costante ad un qualche nuovo tipo di equilibrio, consapevole che ora più che mai non ha senso fare formazione se non riusciamo a prendere in considerazione tutti gli aspetti che permettono di farla “bene”.

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