“Il suo curriculum è davvero interessante, ma adesso mi dica: Quante palline da golf ci stanno dentro un autobus?”

27 Giu 2013 - Articoli

Una domanda come quella del titolo potrà sembrarvi strana, ma forse vi sarà capitato di sentirvela rivolgere durante un colloquio di selezione.

A molti è capitato, durante un’intervista, di trovarsi a dover rispondere a quesiti completamente “estranei” alla posizione per cui si presentavano, e di rimanere poi con il dubbio “Cosa avrà voluto significare? Avrò risposto correttamente?”

Queste strane domande (Quanti accordatori di pianoforte ci sono nella città di Chicago? Quante cravatte si vendono ogni anno in Italia?) sono note come “problemi di Fermi”.

Perchè ve ne parlo?

Google, fra le altre, è una compagnia nota per utilizzare questa tipologia di domande durante i propri colloqui di selezione.

Ed è di qualche giorno fa la notizia che Google ha messo al bando l’utilizzo di questi particolari problemi, perchè (con le parole di Laszlo Bock, senior VP delle “people operations”) “sono una completa perdita di tempo“. Qui potete trovare l’articolo con la notizia completa.

La problematica è tutta relativa al setting dell’intervista: il selezionatore farà la domanda aspettandosi, sulla base della risposta del candidato, di poter predire le sue capacità di risolvere problemi complessi definendo in brevissimo tempo una strategia e producendo una soluzione accettabile. Ma i problemi lavorativi non sono strutturati come i “problemi di Fermi”, e quindi tutto ciò che l’intervistatore ottiene è una misura della capacità del candidato di risolvere un problema in una condizione stressogena e volutamente priva di alcuni dati fondamentali.

Quindi, la domanda è inutile a fini strettamente lavorativi, e principalmente ha la funzione di soddisfare l’ego dell’intervistatore.

Il fatto che proprio Google abbia pubblicamente riconosciuto che questa modalità di intervista è inefficace e l’abbia eliminata dalle proprie pratiche mi sembra un’ottima cosa, sperando che porti anche altri a seguire l’esempio.

Questo non vuole dire che non vi capiteranno mai più “domande strane” in fase di selezione, e se volete capire come si risolve un “problema di Fermi” questo divertente video TEDEd spiega tutto.

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4 Risposte

  1. kirakot ha detto:

    L’ha ribloggato su Sciamammae ha commentato:
    Per la serie: anche le mamme lavorano!!

  2. Adriano ha detto:

    Presi parte a una selezione per una posizione di “Production Planner”. I colloqui furono tenuti da ben tre persone del gruppo cartario.
    Uno dei selezionatori, da sempre in ombra nelle conversazioni, proprio alla conclusione del secondo colloquio fece il suo primo e unico intervento: ”Mi dica quant’è la somma dei numeri a 1 a 100”.
    Convinto che per trovare rapidamente la soluzione vi fosse un escamotage (di cui non ero a conoscenza) e che in azienda serve poca teoria e molto buon senso, risposi che con Excel la soluzione sarebbe stata semplice e immediata.
    La mia soluzione non fu apprezzata e mi si chiese invece di ragionare… Non diedi la soluzione e non fui ammesso al terzo e ultimo colloquio.

    1. stefanoinnocenti ha detto:

      Adriano, credo che in questo caso la “natura” del quesito sia diversa… ma la modalità di utilizzo in selezione e la sua validità predittiva (come tu giustamente noti, il collegamento al “quotidiano” dell’azienda era decisamente assente) temo siano state esattamente le stesse.

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