Facebook rivela la tua personalità (o forse no)
18 Ott 2013 - Articoli
In un interessante studio pubblicato qualche settimana fa, ricercatori dell’Università della Pennsylvania riportano di aver strutturato un modello che permette di indicare, a partire dall’analisi degli status pubblicati su Facebook, sesso età e tratti della personalità dei soggetti coinvolti.
Premesso che la ricerca mi ha interessato, ho qualche perplessità…
Open Vocabulary Approach
La premessa sicuramente interessante è quella di condurre uno studio partendo da tutto quanto pubblicato sui 75000 profili Facebook di altrettanti partecipanti volontari, andando a raccogliere successivamente le parole più utilizzate in “cluster” che saranno poi organizzati sulla base delle caratteristiche dei partecipanti.
In pratica si tratta di analizzare quali siano le parole più utilizzate sui profili Facebook in una certa fascia di età, sesso e provenienza geografica con l’obiettivo di creare dei “vocabolari di riferimento”: successivamente, chi utilizza all’interno del proprio profilo principalmente “quelle” parole dovrebbe ragionevolmente possedere le stesse caratteristiche del gruppo campione.
Sesso
La metodologia si è dimostrata in grado di “riconoscere” gli uomini e le donne nel 92% dei casi. Percentuale importante, ma è anche vero che sono già stati realizzati molti studi sui diversi modi di scrivere in base al sesso. In sostanza, non sembra che si aggiunga niente di particolarmente “nuovo”.
Età
Sembra che questo approccio sia anche in grado di “indovinare” l’età delle persone, con buona approssimazione. In questo caso, qualche perplessità mi sento di esprimerla: come potete vedere dal link le fasce individuate sono “13-18 anni”, “19-22”, “23-29” e “più di 30″… un po’ come a dire che dai 30 agli 80 lo strumento non discrimina. La perplessità si rafforza esaminando, anche superficialmente, i cluster di parole individuati: nel primo alcune emoticon hanno un peso rilevante, peso che si riduce significativamente nei cluster successivi. Il gruppo “19-22” è molto centrato sugli studi (e sulle parolacce), il “23-29” segna l’arrivo del lavoro e delle preoccupazioni ad esso connesse. Gli “over 30” sembrano particolarmente centrati sulla famiglia e sui figli. Mentre queste considerazioni appariranno ragionevolmente scontate, non posso fare a meno di chiedermi se un insegnante quarantenne e single che scrive status ad alto contenuto di volgarità verrebbe “classificato” correttamente, o se piuttosto risulterebbe dalla “analisi del suo Facebook” come un appartenente della fascia “19-22”.
Tratti di personalità
In questo caso i partecipanti alla ricerca sono stati suddivisi in gruppi sulla base dei risultati ottenuti dalla somministrazione del Big Five Questionnaire e successivamente sono stati costruiti i “cluster” di parole coerenti per gruppo di appartenenza.
Semplificando, lo scopo dell’operazione si può spiegare con “se dall’analisi dei tuoi status su Facebook risulta che utilizzi principalmente le parole del gruppo classificato come “estroverso”, sarai molto probabilmente un estroverso”.
E qui mi permetto di avere qualche dubbio…
Tempo
Le condizioni di compilazione di un test psicologico sono sempre molto “rigide”, con l’obiettivo di ricreare (per quanto possibile) le stesse condizioni per tutti i compilatori. Tipicamente viene assegnato un tempo massimo per la compilazione, che è una condizione ben diversa dal prendere in esame gli status postati (che saranno in quantità, lunghezza e frequenza variabile per ogni soggetto). Inoltre i risultati del test sono validi “al momento”, e dopo un significativo passaggio di tempo è opportuno ripetere la somministrazione. Insomma le persone cambiano: “quanti” status devono essere presi in considerazione? E se la risposta fosse “tutti”, la metodologia sperimentata sarebbe in grado di distinguere tra quelli attuali e significativi e quelli ormai “superati”?
La gente mente
Compilando un test psicologico è possibile mentire, di solito per presentare una migliore immagine di sé (e in determinati casi, anche per presentarne una peggiore). Il fenomeno è noto, e nei test sono solitamente presenti delle “sicurezze”.
Il Big Five Questionnaire ha ad esempio la “scala lie”: alcuni “item” sono stati creati per verificare questo aspetto, ed un punteggio eccessivamente alto nella scala invalida il risultato del test.
Via Facebook, questa “controprova” non può essere effettuata: non possiamo sapere se chi ha scritto un determinato status utilizzando specifiche parole sia veramente estroverso o piuttosto voglia apparire estroverso per incrementare la sua desiderabilità sociale. Considerando che stiamo parlando di un social network ad utilizzo prevalentemente ricreativo, la domanda non è banale…
Concludendo
Malgrado i dubbi, ho premesso che ritengo lo studio interessante. Sicuramente verrà approfondito, ed è possibile ipotizzarne già adesso un utilizzo per avere indicazioni relative a grandi grupi di popolazione (dove le inevitabili inesattezze verranno cancellate per effetto della “media”).
Ma da qui a immaginare che gli status di Facebook possano efficacemente sostituire i test di personalità “singoli” la strada mi sembra ancora molto lunga…
Tag: Big Five Questionnaire, Facebook, lie, Pennsylvania, personalità, ricerca, test, test di personalità
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